Notizia recente: “Un’infermiera fingeva di fare vaccini: 7mila bambini da rivaccinare”.
Possiamo considerare la condotta dell’infermiera il frutto di una mente malata o il prodotto culturale di un nuovo Medio Evo? Non conoscendo la protagonista della vicenda qualunque risposta sarebbe al momento azzardata. Intanto, a prescindere dal fatto di cronaca, i casi di morbillo in Italia sono aumentati di 5 volte rispetto al 2016 e gli Stati Uniti mettono in guardia i propri cittadini che si recano in Italia in merito a “rischi di salute”.
Si può affermare che l’evoluzione scientifica riguardante la salute pubblica spesso non è in sintonia l’opinione pubblica.
Le ragioni? Scienziati che comunicano in modo approssimativo (a volte si compensa la frustrazione della non eccellenza – presente anche tra i ricercatori – cercando un contatto con la stampa); giornalisti divulgatori che divulgano mirando alla risonanza mediatica della notizia più che al contenuto reale; pubblico ignorante in materia, sempre disposto a muoversi in masse acritiche.
Sintesi molto approssimativa degli studi – diffusione distorta attraverso i media – pubblico con scarsa cultura specifica per comprendere quanto divulgato: questo il circuito che allontana la medicina dall’opinione pubblica.
Quando una notizia è divulgata avrà un suo corso nell’opinione pubblica, svincolato e diverso da quello che intraprende nel campo scientifico. Dai tempi di Galileo la Scienza non si occupa di trovare verità e se lo fa non stiamo parlando di Scienza. Il pensiero scientifico, in modo incessante, formula ipotesi, attua verifiche e in seguito conferma o meno l’ipotesi iniziale. Non scopre “verità”. Questo viene ignorato da molti. Probabilmente è l’ignorare questo procedimento che spinge una parte della popolazione a ritenere il pensiero medico contraddittorio e poco affidabile proprio perchè “cambia opinione”.
Per i vaccini è accaduta una cosa ancora diversa. Nel 1998 un articolo pubblicato su Lancet suggeriva un collegamento tra vaccinazioni e autismo. La notizia ebbe immediatamente una risonanza mediatica notevole.
L’articolo non solo si è dimostrato essere un falso scientifico, sconfermato da tutti gli studi seguenti (i più importanti pubblicati sul British Medical Journal nel 2011), ma si scoprì anche che l’autore dell’articolo falso e fraudolento, tale Wakefield, aveva ricevuto del denaro per pubblicare notizie false con lo scopo di dare supporto a delle cause giudiziarie avviate da un avvocato contro alcune case farmaceutiche che producevano vaccini. Si scoprì anche che Wakefield aveva brevettato dei vaccini che gli avrebbero fruttato grossi guadagni andando a sostituire quelli che aveva indicato come causa dell’autismo. Se non sono male informato, credo gli sia stata ritirata la laurea in medicina a seguito di questo atto criminoso.
Nonostante la totale infondatezza delle false tesi, in concomitanza della divulgazione dell’articolo fraudolento, si è assistito a una riduzione delle vaccinazioni negli Stati Uniti e Gran Bretagna, con un aumento di casi di morbillo associati ad encefalite e morte. E mentre il pensiero scientifico continuava a formulare e rimaneggiare ipotesi l’opinione pubblica faceva proseguire il suo corso di pensiero alimentato da diffidenza e ricerca di conferme a questa, sostenendo il principio di libertà dell’individuo a non vaccinarsi e non vaccinare i figli e dimenticando di collocare al vertice dei principi etici anche quello di beneficialità e giustizia verso terzi.
E tornando alla nostra infermiera? Le malattie mentali esistono in natura, né più né meno delle malattie riguardanti altri organi; la sensazione di un Medio Evo culturale è diffusa. Sicuramente i due aspetti si influenzano a vicenda. Sono entrambe espressioni dell’essere al mondo che dobbiamo accettare, non certo assecondare, con la consapevolezza che nulla è duraturo.