L’introduzione del sogno nel percorso terapeutico rappresenta un prezioso strumento che amplia le possibilità di lavoro del terapeuta: anche in area cognitivo comportamentale sono oggi disponibili modelli di lavoro strutturati e inseriti nelle epistemologie di riferimento, razionaliste e costruttiviste.
L’uso del sogno in psicoterapia è stato un tema da cui la psicoterapia cognitivo comportamentale standard ha preso le distanze, per due motivi. Il primo motivo è connesso alla necessità di distanziarsi dalla psicoanalisi: Freud agli inizi del 900 fa del sogno uno dei punti chiave della teoria psicoanalitica, per cui il sogno è una delle manifestazioni più importanti della vita inconscia.
Il secondo motivo è legato alle difficoltà di un’indagine rigorosamente empirica in merito.
Sulla base degli attuali sviluppi della ricerca sperimentale e con l’emergere delle teorie costruttiviste e l’interesse per lo studio scientifico delle emozioni, si percepisce anche in ambito cognitivista l’importanza dell’attività onirica, in modo particolare nella clinica.
I cognitivisti considerano il sogno come un processo prodotto da un unico sistema cognitivo che opera nelle diverse fasi del sonno, sia in quelle REM che quelle non-REM. Il sogno sarebbe quindi un processo simbolico di elaborazione, interpretazione, riorganizzazione in una sequenza narrativa del materiale accumulato nella memoria durante la veglia. L’ipotesi cognitivista è che il sistema che organizza il sogno sia lo stesso che organizza il linguaggio.
La prospettiva costruttivista, ha ripreso il lavoro sul sogno spostando il focus dai processi di pensiero ai contenuti e portando un maggior contributo centrato sulla dimensione narrativa e sulla costruzione condivisa di significato tra il terapeuta e il paziente: lavorare con i sogni vuol dire quindi attribuire loro un significato, far emergere una narrativa personale al fine di favorire nel paziente la consapevolezza del legame tra i pensieri relativi al sogno, le emozioni provate e le azioni.
In un articolo pubblicato sulla rivista Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale (Vol. 21, n.3, 2015 pp. 285-301) gli autori, dopo aver delineato una breve storia sull’uso del sogno in area cognitiva e sui modelli di lavoro con il sogno in area cognitiva, si soffermano ad analizzare i motivi per i quali può essere utile usare il sogno nel lavoro psicoterapico.
Lavorare sui sogni in psicoterapia può facilitare il processo terapeutico, aumentando il livello di coinvolgimento del paziente nella relazione terapeutica. Può essere utile da parte del terapeuta lavorare sui sogni quando il lavoro terapeutico sembra bloccato: sono gli stessi pazienti a portare in terapia i sogni oppure gli stessi pazienti riferiscono al terapeuta di aver sognato qualcosa di particolarmente interessante, sogni caratterizzati da vissuti emotivi intensi, ritenuti significativi per il momento di vita che stanno vivendo. Infatti il sogno può essere un modo per consentire al paziente di avvicinarsi in modo graduale ai contenuti critici mantenendo un certo grado di distanza e protezione, nel caso in cui percepisca come troppo difficile e doloroso toccare quei contenuti fin da subito: ci si avvicina cioè in modo graduale al contenuto temuto.
Inoltre l’uso dei sogni può aiutare i pazienti ad apprendere l’utilizzo dell’immaginazione, può facilitare l’insight del paziente, può fornire al terapeuta importanti informazioni cliniche, ed infine può fornire una misura del cambiamento terapeutico, cioè il cambiamento dei contenuti del sogno può essere indicativo di un cambiamento del percorso terapeutico in termini sia di progressi che di difficoltà e tali cambiamenti possono essere relativi sia agli eventi di vita del paziente che alla relazione terapeutica con i sogni.
Quindi il modello cognitivo comportamentale pone l’enfasi sul qui ed ora della situazione del sognatore e sui processi di elaborazione delle informazioni sottostanti all’atto del sognare. Il lavoro sui sogni ha l’obiettivo di modificare la struttura e il contenuto del sogno per favorire il cambiamento comportamentale e la scomparsa dei sintomi. Il terapeuta suggerisce e incoraggia il paziente a raccogliere il materiale onirico e il tema del sogno può essere legato a dei compiti da svolgere a casa, al di fuori della seduta psicoterapeutica.