Bere è fondamentale, soprattutto d’estate, quando un aumento della temperatura esterna raddoppia la perdita di acqua nel nostro corpo, ma non bisogna esagerare, altrimenti l’organismo reagisce.
E’ bene per tutti tenere sempre in considerazione la quantità di acqua da assumere quotidianamente, differente a seconda dell’età, del sesso, della costituzione fisica e dell’attività fisica svolta.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la raccomanda come indispensabile per la nostra salute ed anche come un toccasana per ridurre infezioni urinarie, calcoli renali e rischio di tumori alla vescica. Bisogna fare attenzione anche al cibo che introduciamo, infatti frutta e verdura contengono naturalmente liquidi, quindi vanno comunque considerate nel calcolo del nostro fabbisogno.
I medici consigliano di bere in qualunque momento della giornata, ma l’ideale è appena si avverte lo stimolo della sete, inviato dall’ipotalamo; se si beve di continuo, invece, si altera la capacità del cervello di mandare questo segnale. Per quanto riguarda il tipo di acqua, se non si soffre di particolari malattie, si può bere tranquillamente l’acqua del rubinetto, controllata ed ecologica, in quanto ci fa produrre anche meno rifiuti.
Bere troppa acqua, però, può creare problemi di salute, anche seri, e si rischia di diventare “aquaholist”, cioè soffrire di una vera e propria dipendenza, con la necessità di dover assumere liquidi di continuo.
Parlare in questi termini di una sostanza innocua come l’acqua, per non dire essenziale per la nostra vita, può apparire alquanto strano ed incredibile, ma questo fenomeno esiste e non deve esser sottovalutato.
Negli ultimi tempi si sente parlare spesso ed ovunque di dipendenze, sia quelle più classiche (come alcol, fumo, sostanze), sia quelle più recenti (come gioco d’azzardo, internet, sesso/pornografia, shopping), con le loro specifiche caratteristiche; la dipendenza da acqua non fa differenza e ne ricalca in pieno tutti gli aspetti: craving (desiderio irrefrenabile, ricerca), tolleranza, astinenza, fino a giungere ad esiti fatali per overdose.
Proprio per questo, provoca problemi di vario tipo, disagi e sofferenza a chi ne è affetto, come se si trattasse di una dipendenza da altra sostanza e, dunque, necessita di cure e terapie serie e mirate.
Il caso più curioso saltato alla cronaca riguarda una ragazza inglese di 25 anni, J. Jarvis, che beve regolarmente e compulsivamente circa 6 litri di acqua al giorno, fino ad arrivar, in certi momenti, a 16. Dichiara ad una famosa rivista di aver avuto una “passione” per l’acqua fin da piccola, ma non aveva mai considerato un problema questa sua “abitudine” ed era assolutamente inconsapevole dei rischi che correva; visite mediche hanno escluso per lei patologie organiche specifiche come il diabete (che spinge chi ne soffre a bere molto), anche perché, in realtà, i bevitori compulsivi non bevono così tanto per una vera sensazione di sete, ma sotto una spinta, un bisogno compulsivo.
La ragazza, infatti, dice: “ Io non bevo acqua perché mi fa bene, bensì perché mi piace. E pensavo che fosse l’ultimo modo al mondo per nuocere alla mia salute. Lo faccio da quando sono piccola e ho perso il conto di quante volte i miei genitori mi hanno portato dal medico perché pensavano che fossi diabetica: ma niente, sono sana“.
Sembra che anche la famosa giornalista e chef britannica Nigella Lawson ne soffra e, pure lei, ne abbia preso coscienza solo recentemente; altri nomi noti, ma meno fortunati, sono il maratoneta David Rogers morto nel 2007 proprio per intossicazione da acqua, e l’attore Antony Andrews che evitò per poco la stessa sorte, restando però in coma 10 giorni.
Ricercatori inglesi (il fenomeno sembra esser maggiormente presente o, almeno, maggiormente riscontrato per adesso nei paesi anglosassoni), infatti, oltre ad aver coniato il termine, hanno dimostrato ampiamente come questa abitudine possa causare disturbi e squilibri.
Innanzitutto, si dorme meno e male: quando dormiamo il nostro cervello secerne un ormone antidiuretico che regola il funzionamento dei reni e ci evita di alzarci durante la notte per urinare, se però il livello dei liquidi nel nostro corpo supera un certo limite, l’ormone diventa inattivo; inoltre, si suda di più: con il caldo è naturale che ci sia un po’ di iperidrosi, per disperdere calore, ma bevendo più del necessario la sudorazione aumenta in modo esagerato, come reazione per potersi liberare dei liquidi in eccesso; infine, il sangue si modifica e si diluisce troppo, andando incontro ad uno squilibrio elettrolitico, cioè un’alterazione della concentrazione di sodio e potassio, due minerali fondamentali per la nostra salute.
La diminuzione del sodio, detta iponatriemia oppure iponatremia (dal termine latino “natrium”, cioè sodio), o anche più raramente iposodiemia, è la conseguenza più grave; può presentarsi in forma cronica o acuta e, in medicina, può dipendere anche da altri fattori, come malattie renali, cardiache ed anche da situazioni come l’abuso di farmaci diuretici e la perdita di sali minerali dovuti a vomito e/o diarrea (questi eventi possono esser tipici nei soggetti con disturbi del comportamento alimentare).
La sintomatologia è varia: stanchezza, crampi muscolari, cefalea, difficoltà di concentrazione, insufficienza respiratoria, fino a casi più seri come convulsioni, emiparesi, edema cerebrale e addirittura la morte; sembra che i problemi di tipo neurologico si presentino più frequentemente in caso di iponatriemia acuta.
Il trattamento, ovviamente, cambia in base alla causa scatenante ed alla gravità: se il disturbo è lieve, è generalmente sufficiente interrompere l’abitudine dannosa (es. bere troppa acqua, usare diuretici, ecc.); se, invece, il problema è ormai consolidato, si deve ricorrere a cure mediche specialistiche.
Per quanto riguarda le possibili spiegazioni psicologiche di questo disturbo, sono state formulate varie ipotesi: può esser una vera e propria Dipendenza (dove la “sostanza” è, in questo caso, l’acqua) o un Disturbo dello Spettro Ossessivo-Compulsivo, in quanto ne soddisfa diversi criteri, oppure può trattarsi di un sintomo all’interno di una patologia più complessa, come un Disturbo del Comportamento Alimentare (es. soggetti con Anoressia Nervosa che bevono in eccesso per tener sotto controllo il senso di fame, altri con Bulimia che introducono molti liquidi per rendere più facile il vomito auto-indotto).
In situazioni sub-cliniche, può esser un comportamento che viene intrapreso nell’errata convinzione di depurarsi e/o dimagrire, magari appreso e sostenuto da notizie ingannevoli che spopolano su Tv, riviste, siti web.
Sebbene a prima vista possa sembrare semplice, non è un’abitudine che si riesce ad abbandonare da soli e senza sforzi: come tutti i disturbi psicologici ha bisogno di un apposito trattamento seguito da uno psicologo-psicoterapeuta (si deve sempre tener a mente che non è una mera malattia organica); visto che si riscontrano le stesse difficoltà che per le altre dipendenze e/o per i disturbi ossessivi-compulsivi , viene perciò suggerito un percorso di psicoterapia ad indirizzo cognitivo-comportamentale, il più adatto ed efficace in questi casi, che si basa su tecniche ampiamente sperimentate e garantisce, in tempi brevi, un miglioramento notevole della qualità di vita della persona.