Da quando è stata introdotta la fecondazione in vitro le importanti evoluzioni compiute nelle tecnologie di fecondazione assistita hanno portato alla creazione di alcune tipologie familiari che non sarebbero altrimenti esistite.
In caso di fecondazione artificiale infatti, il bambino può essere geneticamente imparentato con entrambi i genitori o, a seconda dell’utilizzo dell’ovulo e/o dello sperma donato, con uno dei due o con nessuno dei due.
In questo ultimo caso, a differenza dell’adozione, la coppia può vivere l’esperienza della gravidanza (eventualità non priva di importanti implicazioni psicologiche sia per la mamma che per il bambino stesso) e sviluppare, quindi, una relazione con il bambino a partire dalla nascita.
La creazione di queste nuove tipologie di famiglie impone di porsi delle domande importanti sulle conseguenze psicologiche per il bambino. Anche il contesto sociale delle famiglie è stato oggetto negli ultimi anni di una attenzione sempre maggiore e si sono indagati in particolare i processi nell’ambiente sociale che possono influenzare le relazioni familiari.
E’ importante ricordare a questo proposito che vi possono essere atteggiamenti negativi nei confronti delle nuove tecnologie di fecondazione assistita, le quali possono talvolta essere giudicate immorali o innaturali. Di conseguenza è possibile che le famiglie con bambini nati in provetta si vengano a scontrare con un aperto pregiudizio non solo da parte della comunità allargata ma anche dei loro stessi parenti o amici.
La ricerca psicologica ci ha comunque permesso di entrare in contatto con le esperienze emotive delle coppie che affrontano il percorso di procreazione medicalmente assistita (PMA) e anche dei genitori che hanno concepito attraverso le tecniche di PMA.
Esistono studi internazionali longitudinali che hanno come obiettivo quello di studiare la relazione tra genitori e figli e lo sviluppo socio-emotivo di bambini nati in provetta (anche attraverso una fecondazione eterologa con donazione di gameti esterni alla coppia), comparati a gruppi di controllo di famiglie con bambini concepiti naturalmente e con bambini adottati.
L’utilità di questi studi è data dal fatto che non esistono dati empirici che rivelino eventuali e reali conseguenze per queste famiglie, direttamente imputabili alle loro scelte riproduttive.
I risultati di studi longitudinali su bambini a 3, 7 e 10 anni sono incoraggianti: i soggetti coinvolti presentano punteggi nella norma sulle scale dei sintomi emotivi, problemi comportamentali, iperattività, qualità delle relazioni tra pari e comportamenti prosociali (Golombok et al.- J Child Psychol Psychiatry, 2013).
A tutte le età non emergono difficoltà nel clima e nel calore della relazione genitoriale, non ci sono differenze nel tempo di gioco, le madri riescono a rispondere ai bisogni del bambino e non emerge un particolare conflitto. I livelli di relazione madre-bambino sono similari tra famiglie concepite grazie a donazione dei gameti e figli concepiti naturalmente.
Come unica differenza si evidenzia un distress maggiore in madri che non hanno detto al figlio sulle proprie origini rispetto a quelle che hanno affrontato l’argomento. Si ritiene che il segreto che circonda la donazione dell’ovulo o dello sperma, potrebbe minare le relazioni familiari e far sì che i bambini concepiti con donazione di gamete si sentano confusi riguardo la loro identità; inoltre il tener segrete le origini del bambino è causa d’ansia nel momento in cui si discute di argomenti correlati alla fecondazione.
Se il bambino nato con fecondazione artificiale debba sapere o meno delle sue origini genetiche rimane comunque una delle questioni etiche più scottanti aperte dalla fecondazione artificiale.
Le ricerche hanno quindi mostrato che i figli concepiti tramite donazione di gameti hanno un buon sviluppo fisico e psicologico e anche la relazione genitoriale non ne ha risentito; inoltre la stabilità psicologica nelle coppie che hanno avuto figli tramite donazione di gameti non presenta particolari problemi.
La letteratura scientifica dimostra che se la coppia ha maturato con sicurezza e serenità la scelta di intraprendere un trattamento di eterologa, i problemi che possono presentarsi sono gli stessi che compaiono nelle coppie che hanno concepito in modo tradizionale.
Attraverso gli studi longitudinali si rileva che le famiglie che sono ricorse alla fecondazione eterologa per avere un bambino non evidenziano problemi di qualità nella relazione genitore-figlio, di benessere psicologico dei genitori e di sviluppo emotivo del bambino.
Le ricerche scientifiche, dunque, escludono la possibilità che ci sia un effetto negativo sulla qualità della relazione tra genitori e figli, in assenza di un vincolo genetico, specialmente se c’è un clima sereno di accettazione della modalità di concepimento e si arriva anche a condividerlo. Vanno però valutati i rischi legati all’età genitoriale ed ad una perdita più precoce delle figure di riferimento per il bambino.
Esistono, inoltre, prove empiriche sempre più consistenti che dimostrano come il corso dello sviluppo socio-emotivo del bambino sia strettamente legato alla qualità delle relazioni d’attaccamento nei confronti dei suoi genitori e secondo la teoria dell’attaccamento, è il tipo di risposta dei genitori e non il loro essere biologicamente imparentati col bambino a essere decisiva per lo sviluppo di relazioni d’attaccamento sicure.
Da recenti studi emerge che le madri di bambini concepiti tramite fecondazione assistita esprimono più calore nei riguardi dei propri figli, sono più coinvolte emotivamente con i propri figli, interagiscono di più con essi e riportano un minore stress associato alla loro maternità rispetto al gruppo di madri che hanno concepito i propri bambini per via naturale. Analogamente i padri da fecondazione assistita interagiscono di più con i loro figli e contribuiscono di più alla qualità del parenting rispetto ai padri di figli concepiti naturalmente. Non sembra emergere una differenza significativa nella qualità della genitorialità in funzione del tipo di fecondazione utilizzato.
Un’ulteriore prova del fatto che la mancanza di un legame genetico tra uno o entrambi i genitori e il bambino non ha particolari conseguenze negative nel rapporto genitori-figli, viene dalla scoperta che le famiglie adottive sono simili a quelle da fecondazione assistita rispetto ai modelli di parenting. La sola eccezione trovata sta nel maggior contributo alla disciplina dei figli da parte di padri adottivi rispetto a quelli con fecondazione assistita.
Dove sono state rilevate differenze in relazione al benessere emotivo dei genitori, tali differenze riflettono un miglior adattamento psicologico tra le madri di bambini da fecondazione assistita e una maggiore soddisfazione coniugale tra le madri adottive.
Per quanto riguarda gli stessi bambini non sono state notate differenze globali di gruppo per quanto riguarda la presenza di disturbi psicologici dei bambini. Le poche eccezioni sono quasi interamente associate allo stato psicologico dei genitori piuttosto che alla qualità delle relazioni familiari.
In conclusione le varie ricerche indicano che lo sviluppo dei bambini è globalmente nella norma ed esiste generalmente una buona attitudine dei genitori allo svolgimento del loro ruolo.
Parallelamente però, gran parte delle ricerche internazionali rilevano che l’elaborazione del percorso genitoriale, attraverso l’esperienza dell’infertilità e del percorso PMA, appare più complessa e delicata, sia individualmente per i padri e le madri, che per la coppia e quindi può necessitare di un supporto psicologico mirato in questo delicato passaggio.