Se fino a poco tempo fa si parlava solo di anoressia e bulimia, oggi i cosiddetti disturbi alimentari sono molti di più.
Purtroppo, infatti, con il passare del tempo, sembrano svilupparsi nuovi disturbi, meno conosciuti, ma non per questo meno pericolosi, che trovano un picco di esordio tra adolescenti e giovani.
I nuovi disturbi alimentari, pur essendo multifattoriali nella loro eziopatogenesi, sembrano particolarmente figli dell’individualismo, dell’incapacità di relazionarsi all’altro, della società contemporanea.
Si tratta di comportamenti nuovi, quindi non ancora riconoscibili come patologie vere e proprie, né tanto meno inseriti nei principali manuali diagnostici, ma con una diffusione tale da poter parlare di atteggiamenti con elevato rischio di convertirsi in veri e propri disturbi alimentari.
Alcuni non hanno ancora un nome italiano e si differenziano da anoressia e bulimia per le modalità con cui ci si rapporta al cibo.
Tra le nuove forme di disturbi dell’alimentazione troviamo:
L’Ortoressia (dal greco orto e orexis, sano e appetito) è un disturbo (da poco inserito nella classificazione psichiatrica) caratterizzato dalla maniacale ossessione per i cibi sani e “puri” (generalmente vegetali crudi, cereali e cibi macrobiotici e comunque alimenti privi di pesticidi, conservanti ed altre sostanze artificiali), enfatizzato dagli eccessivi allarmismi creati dai mass media intorno al cibo .
Per i soggetti affetti da ortoressia la preoccupazione per il cibo diventa il focus centrale dell’intera esistenza, molte ore al giorno sono dedicate alla ricerca del cibo, allo studio delle sue reali o presunte proprietà nutritive e alla sua preparazione.
Tutte le energie sono impegnate nella spasmodica ricerca del cibo giusto, trascurando ogni altro interesse ed impoverendo la propria vita.
Intere categorie di alimenti vengono eliminate dalla dieta con una conseguente carenza di elementi nutritivi essenziali ed un’alterazione dello stato psicofisico. Al regime alimentare si attribuisce la possibilità di rendere le persone migliori ed il rigore diventa sempre più ossessivo.
La ferrea aderenza alla dieta dell’ortoressico è essenziale per il mantenimento dell’autostima, la trasgressione delle regole causa ansia e vergogna e impone l’utilizzo di strategie compensatorie che ristabiliscano l’equilibrio, con un conseguente ulteriore inasprimento delle regole; nei casi più gravi gli ortoressici preferiscono morire di fame piuttosto che assumere qualcosa che considerano impuro o pericoloso per la propria salute.
La distinzione fondamentale tra l’ortoressia e gli altri disturbi dell’alimentazione consiste proprio nell’attenzione posta non tanto sulla quantità quanto sulla qualità del cibo assunto.
Non vi sono la paura di ingrassare e l’insoddisfazione per il proprio corpo tipici di anoressia e bulimia, ma soltanto il desiderio di diventare più sani e puri; la perdita di peso è quindi da considerarsi un effetto secondario; la percezione distorta della realtà non è relativa alle proprie forme, ma alle proprietà del cibo, alimentata spesso da credenze quasi magiche e completamente infondate.
Gli ortoressici sono compiaciuti e soddisfatti del proprio stile di vita, l’isolamento determinato dalle proprie abitudini alimentari rinforza i rituali ossessivi riguardo il cibo ed alimenta il sentimento di superiorità rispetto a coloro che non mangiano responsabilmente.
La Bigoressia (dall’inglese big, grosso) è caratterizzata da una forte dispercezione corporea opposta a quella che caratterizza l’anoressia nervosa: chi soffre di vigoressia abusa di esercizio fisico, diete iperproteiche e anabolizzanti, per scongiurare la convinzione di apparire piccolo, esile, inadeguato.
Chi soffre di questa patologia ha dunque l’idea di essere troppo debole e magro. Si tratta di un fenomeno recente, osservato prevalentemente nella popolazione maschile tra i 15 e i 23 anni, soprattutto tra i frequentatori di palestre e appassionati di body-building.
A differenza di chi soffre di anoressia, che si vede grasso pur essendo molto magro, il bigoressico si vede sempre esile e debole anche quando ha raggiunto un fisico molto atletico, con forti conseguenze sul suo umore e sulle scelte comportamentali che vanno dall’assunzione di ormoni androgeni, a farmaci anabolizzanti e sostanze ergogeniche illecite, con rischio di grave compromissione epatica e renale.
La preoccupazione cronica di non essere sufficientemente muscolosi induce i bigoressici ad una marcata dipendenza dall’esercizio fisico con conseguente compromissione nelle aree rilevanti del funzionamento sociale, occupazionale e relazionale.
L’insoddisfazione, l’ansia e la perdita dell’autostima spingono i bigoressici ad allenarsi sempre più, con l’intento di aumentare la massa muscolare e abolire la massa grassa, e a seguire diete squilibrate.
La Pregoressia (dall’inglese pregnancy e anorexia, gravidanza e anoressia) è il disturbo alimentare che affligge le donne incinte, quelle cioè che non vogliono aumentare di peso durante la gravidanza e per questo si sottopongono ad allenamenti prolungati e diete ipocaloriche, aumentando il rischio di depressione, anemia e ipertensione per loro stesse, e malformazioni per il feto.
Ciò che caratterizza maggiormente la pregoressia e la differenzia dagli altri disturbi dell’alimentazione è il momento di esordio: la gravidanza, momento, per una donna, di crisi, riflessione e profonda trasformazione.
I sintomi più evidenti della pregoressia sono il parlare della gravidanza in modo distaccato e irrealistico, segnale della difficoltà ad accogliere serenamente la maternità, l’attenzione eccessiva al corpo, l’estrema preoccupazione per il proprio peso in gravidanza, il senso di inadeguatezza fisica.
Nelle donne con problemi di anoressia o bulimia, la pregoressia è una conseguenza molto comune, in quanto la gravidanza costituisce di per sé un evento traumatico e incontrollabile.
Nelle donne senza pregressa patologia il problema sembra nascere dall’emulazione di comportamenti spesso dichiararti dalle celebrità di cui parlano i giornali di gossip, le quali tornano subito al lavoro dopo la gravidanza, più snelle di prima.
La Drunkoressia (dall’inglese drunk e anorexia, ubriaco e anoressia) è caratterizzata dal digiuno prolungato durante il giorno per arrivare ad assumere ingenti quantità di alcolici all’ora dell’aperitivo.
La caratteristica peculiare di questo comportamento drunkoressico, emergente tra le adolescenti, è che la volontà di dimagrire non è fine a se stessa, ma è strumentale all’assunzione di alcolici: durante il giorno si risparmiano le calorie necessarie per poter abusare di alcolici e superalcolici alla sera.
L’alcol diventa uno strumento per integrarsi socialmente, per non avvertire il senso della fame e, in alcuni casi, anche per indurre più facilmente il vomito.
Le complicanze mediche di questo fenomeno sono simili a quelle dell’anoressia: alterazioni cardiocircolatorie, disturbi elettrolitici, osteoporosi, amenorrea, oltre ai rischi derivanti dall’abuso di alcolici, cioè epatopatia, neuropatia periferica e danni al sistema nervoso centrale.